Dopo le proteste delle associazioni come Libera, Acli e CGIL e dei gruppi di minoranza in Consiglio regionale, dai civici, ai Moderati, dal Pd ai Cinquestelle, da Luv a M4o, dopo la contrarietà espessa in una nota dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) ed infine con la presa di distanza da parte di FDI e Forza Italia facenti parte della stessa maggioranza, la Lega ritira la proposta Leone di modifica delle legge 9/2016 di contrasto al gioco d'azzardo; per ora resteranno quindi in vigore le limitazioni alla presenza di slot machine in Piemonte previste dalle legge e che produrrà i suoi ultimi effetti il 21 maggio, a 5 anni dal varo.
Questa legge, votata nel 2016 all'unanimità, secondo una relazione presentata il 28 gennaio 2020 in Commissione Sanità da parte degli uffici dell’Assessorato e di Ires, sembra aver ottenuto dei buoni risultati, infatti nei primi tre anni dalla sua approvazione, le ‘Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico’ hanno portato a un calo dei volumi del gioco fisico pari al 16,5% in Piemonte, mentre a livello nazionale le giocate sono scese dello 0,9%. Un calo che, continua la relazione, i piemontesi non avrebbero sfogato sul gioco online. Seppur in crescita, infatti, in Piemonte il gioco online tra il 2016 e il 2019 è cresciuto meno di quello nazionale (+72% nazionale contro il +70% piemontese). A confermare i benefici della legge, anche gli ordini dei medici e degli psicologici del Piemonte che spiegano come tra il 2017 e il 2019 ci sia stata “una riduzione del 20% delle persone colpite da ludopatia”.
La modifica proposta dalla Lega voleva in particolare abolire il cosiddetto “distanziometro”, ossia il divieto di avere slot machine per quei locali che si trovino a 500 metri (300 metri nei comuni più piccoli) dai luoghi sensibili come bancomat, scuole, ospedali, stazioni, cimiteri e chiese.
Come Genola in Comune, accogliendo l'invito della società civile, avevamo presentato in Consiglio Comunale una mozione, a differenza di altri comuni del nostro territorio purtroppo respinta dalla maggioranza, in cui si esperimeva contrarietà alla riforma e si voleva sensibilizzare il consiglio regionale sul tema per evitare di apportare delle modifiche deleterie ad una legge che tutti i dati danno invece come efficace.
Si potrà obiettare che in questo modo vengono messi a rischio dei posti di lavoro, ma noi ci domandiamo prima se è lecito far lucrare in maniera esagerata delle attività che possono concorrere alla rovina economica di soggetti fragili se non di intere famiglie con un costo sociale elevato.
Se cerchiamo il bene comune crediamo che questo non sia possibile.